martedì 8 febbraio 2011

La prospettiva arancione dei baci


Trova la spazio per questa illusione, cerca di lasciare la dimensione che fa la sera quando precipita nel bosco dei sogni di un ragazzo. Margherita era plagiata dalle parole di Mario, plagiata dal suo desiderio spontaneo di averlo. Così quando la città fa la nanna Margherita esce per contare le nuvole che assopite la attendono ferme per negarle un sorriso. I passi sono veloci, il semaforo compulsivo, i bar aperti, gli ubriachi in giro, le infermiere prendono i cappuccini nei bicchieri di plastica. E’ un trambusto senza rumore e Margherita una donnola che esce dalle cannucce facendo harakiri nella giungla di Senigallia. Margherita ebbe una storia importante con uno di Bari, ma quasi non se lo ricorda più, Margherita è l’angelo da abbattere e le luci bruciano. Sentivo i suoi passi affacciandomi dove i platani coprono la strada e sei una volpe volante e quante volte ho fatto un sorriso a Margherita, l’ho salutata in incognita. Come le lucertole spuntano dal vaso delle ortensie, come Osvaldo carica il pane nel furgone e lo mescola ai pioneer fottuti, come la sacra esistenza della disperazione ci tocca le spalle con amore, come sai che vorrei che la notte fosse solo degli audaci e di chi ha paura. E ci mette sopra una galassia. Margherita aveva lo stesso percorso schizzato che da piazza degli alabastri la portava alla cassa del despar e questo accadeva alle ottoetrentacinque ma prima voleva spettinarsi la mattina e uscire nelle strade laterali. Portava un cane meticcio a passeggiare e si siedeva sempre sulla stessa panchina ai magazzini generali. Sentiva quella poesia minuscola degli autocarri coi sedani e le banane e i broccoli, guardava le cassette di pioppo che si lanciavano un albanese a un italiano e a un polacco lì tra le erbe minime di un parcheggio incolto, lo stesso e improvvisato ogni volta. Trois deux un e gennaro pancaldi incazzato accordava il fil rouge. Margerita si trascurava. Era stanca fradicia della museruola della buona maniera e dei buoni propositi, delle forme cordiali che punteggiano la vita in trappole formali, ora col suo solo passare era la figura dell’elogio della negligenza. Tornava a casa alle settemenodieci e sentiva Mario prima di prendere la lancia ipsilon e cominciare la celebrazione giornaliera di sorrisi e scontrini. Si incontrarono. Quando la strada piega in quella rifrazione che le fa cambiare umore pensami, trova il momento che ti congiunge al sentiero dei lillà in quella sola notte senza incubi. Lo dissero insieme. Nessuno se ne cura dell’infinito in questo orizzonte ipermetrope, nessuno guarda nei pensieri tormentati. Si toccavano e abbassarono tapparelle, una bottiglia di talisker sul tavolo e le ambulanze erano gli sciacalli della mattina quando i rondoni dipingono ombre momentanee sull’intonaco ambra della casa di fronte, scompaiono e non esistono più. La prospettiva arancione dei baci li incendiava e nascondeva.

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