sabato 22 gennaio 2011

Hommage a CCCP


Frigge poi diventa solo disinteresse. Muscoli e sangue al concerto dei manonegra al Forte, quando si sprecavano gli stage diving e persi contatto con Paolo, Roberto, Valentina e Mimmo. Come quella volta. Serve urgentmente un esercizio spirituale per annientare quello che ho dentro. Sgravidano ossessioni sulle città splendenti di passate razzie di futuri spettacoli I viaggi solitari i percorsi arroganti sono finiti male senza proclami senza giubilei, nelle piccole storie delle teste pensanti nelle vite spezzate ricucite alla cazzo e non si torna a casa, si rimane così. E così nulla restò incolume. Ne ho fatte a migliaia di conversioni, ho vestito l’astuzia e l’oblìo di pensieri dolcissimi, ho battuto e mi sono incoraggiato a rialzarmi. Non ha funzionato. Esiste dentro di me qualcosa che sceglie di non risolversi, sarà così per sempre. Vergine paroxetina, sacralità inversa della ricaptazione serotininica, io mi inchino e offro la schiena alla tua lama vertiginosa. E disegnai un nido come fa uno smidollato, e presi il rullo per la vernice, presi l’argentil per brillare le maniglie inox, presi un cuore e lo trasformai in un cuore innamorato. Separai il bene dal male e non scelsi nulla nei gesti e nelle abitudini. Sulla scena eravamo uno spettacolo, rullante, svisata, implorazioni, editti. L’hai vista la molecola del Lorazepam? Ti sei spogliata per me? Ti sei saccheggiata per me? Sedativa, ipnotica, anticonvusionale quando picchiai quello stronzo che ti guardava volevo dei crediti che non ebbi. Fata Morgana di quelle trepidazioni riflesse e distorte, la verità quella solo per me non ebbi e la nebbiolina, la nebbiolina. Tanto dicono c’è sempre una nuova opportunità, c’è un barlume di speranza. Idiozie. Frigge poi diventa solo disinteresse. Mi ricordo di discorsi belli tondi e ragionevoli belli tondi e ragionevoli mi ricordo di discorsi trafitto sono, trapassato dal futuro cerco una persona che mi sia di cuscino fragili desideri fragili desideri a volte indispensabili a volte no., Quella notte guidava Giovanni, si entrò tagliando la plastica che protegge le siepi, tessuto non tessuto e cazzo decidetevi. Si portò via un cane che divenne il totem di quei fili elettrici che collegano il basso all’amplificatore ibanez e suonammo nell’intercapedine, in ciò che restava della camera d’aria che separa il fiato dalla soffocazione di uno svilimento. Ginevra era ubriaca, noi volevamo una benemerita soubrette. Incidevamo i rumori del vento sull’ottopiste. In cosa consiste l’infinito? Era tutto un rinfacciarsi di preghiere e salutai Massimo col pugno e lo sbuffo. Come un vizio, come un supplizio e forse non è chiaro, mi ritrovo di nuovo solo a bere le fandonie degli uomini e delle donne. Ascolta, mi cito diciottenne: “ ci ritroviamo e lecchiamo un po’ di paura con la mente ancora in disordine”. Ci rivediamo di scappata con Lindo, abbastanza puliti due giorni dopo, e parlammo circa un’ora di politica, teologia, figa e musica come tutti i giudiziosi sopra ai 35. Degli Einstürzende Neubauten e degli Ustmamo mi pare. Mi disprezzo, Fulvio parte per Berlino e la ragione la trovo solo in chi si è bevuto il cervello e si trascina così, regalandoti tutto. E in poche parole. Frigge poi diventa solo disinteresse. In quella curva secca, tre puttane nigeriane, pantere con occhi strafatti, quasi mi si tirano sotto al cofano. Piego così paurosamente e così riaffiora e vinto. Ti giri le vedi salve, ti chiedi in cosa possa consistere l’eternità.

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