lunedì 22 novembre 2010

Un mondo di vampiri e pettegole


“E’ tutto un mondo di vampiri e di pettegole”. Vanessa abbracciava il segnale stradale senso unico alternato. Mattia la guardava, quelle borchiette, gemme a cintura su un vesititino nero e anfibi, uno splendore. “E’ tutto un mondo di oranghi pelosi e di marocchino caffè, è tutto un mondo di uomini che mi vogliono solo scopare e dare le pasticche”. Vanessa ansimava nell’ecstasy; era uscita dal “Dirty Cubo di smeraldi” la discoteca dei tossici di Torvaianica da mezzoretta.
Aveva bevuto, aveva ballato era andata nel bagno a raccattare la pelliccetta con cui si copriva le spalle, aveva preso due pasticche. “E’ tutto un mondo di drogati e di infelici, è tutto un mondo di bastardi”, piangeva.
Mattia era il suo ragazzo e faceva il pane. Cazzo gli orari coincidevano al minuto: lui andava a bottega alle quattro e mezza, Vanessa usciva dieci minuti prima per dargli il bacio di buona giornata.
“E’ tutto un mondo di visigoti con le capezze e le pasticche, è tutto un mondo di puttane”. Vane vaneggiava. MDMA l’acronimo, acidità allo stomaco la piegava, Vanessa si contorceva come una piccola farfalla che lascia l’esuvia e dissolve il cielo. Gli occhi verdi tuonavano alla vita, gli occhi chiusi poi per non spezzarsi di vomito. Mattia prese la mano, la portò a contare gli ombrelloni della spiaggia, avrebbe fatto tardi al lavoro e le ceriole avrebbero atteso, Vane stava troppo male quella notte. “Vieni puzzolina raccogliamo le conchiglie che poi ce le tiriamo”
Passò un aereo militare e Vanessa disse i marziani. Lasciamo stare. Era alla frutta, era la traversata dell’oceano su una barca di carta, era l’infinito dei suoi occhi verdi, era la magia della sua droga.
Spuntò Alessandra ma lei si faceva d’eroina e stava peggio, ma si sapeva gestire, la salutarono con la testa. Alessandra aveva la testa su un catamarano. Finita la spiaggia c’era un’armata di baracche dei rumeni, un posto in cui tirarsi indietro prima di finire in una rissa di coltello. Poi c’erano gli italiani più avanti nelle stesse topaie, un posto in cui tirarsi indietro prima di finire sparati e dissolti da piombo.
“Fanculo” disse Mattia e guardava la Vanessa che stava meglio, gli si buttava addosso dicendogli amore. “Amore non ci vado più in quel posto di merda”. Sirio luminosa, le mani si sfioravano, le bocche si sfioravano, paguri passeggiavano, i cuori si toccavano. Vanessa era piccola piccola: “io amo solo te Mattia, Mattia, Mattia, Mattia”

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