venerdì 30 settembre 2011

Candide genuflessioni




Devo confessare di essere un uomo circospetto. Attratto liberamente. Non mi ricordo se ci fossi alla birreria quella notte. Non ricordo nulla di quella notte. Ester iniziò a urlare, indossavo i wrangler e un maglione da sci. Era su due piani la scena, un vano inferiore con merda di tovagline fiorate e un soppalco di legno con batik nepalesi alle pareti, candele profumate. A cosa sovrapponeva Ester la sua voglia di farsi fuori non lo ricordo. Sciamavano persone ombre di lucernario cubano, si beveva e si fumava forte e tutto era un dipiù. C’era la città invisibile sotto e la città volatile sopra il resto era poco spazio in file di vicoli. Così indovinare la via di casa era difficilissimo ed ero solo. File di veicoli park in doppia fila. C’erano i tre gradini e ti fermavi sul più alto, scrivevi sgrammaticature sul cartone dei toscani ma dopo c’era da espirare e non ne eri capace. Apnea. Passò Elisabetta quella che diceva sempre “claro que si “ non abitava troppo distante e pensai di seguirla perdendola al terzo respiro. A cosa alludeva la tua sbornia asciugata non lo ricordo. Quell’omicidio non lo ricordo o ricordo poco, devo confessare di essere un uomo circospetto, una gang di mandrilli circondò Elisabetta e cominciarono a colpire tubi di ferro, quel turbine di selciato arrivò di striscio sulle mie mani chiuse. Conviene appollaiarsi tra i gechi della luminaria comunale, uno stile grottesco è ovvio, ma quegli occhi e quelle scaglie di rettile seppero proteggermi il corpo come una madre. Ti prendi una bustina e vai avanti, cavallo senza doma, irrequietezza nei nervi. Il mazzo delle chiavi struscia il portone, il battiporta cigola e scricchiola. Undicesimo tentativo e trovi la combinazione. Sulle scale, sesto gradino ti chiedi cosa sia la libertà, nono gradino ti domandi a cosa serve, tredicesimo sei in casa, becchi il pulsante del neon e ti deponi per terra. Dalla finestra vicina una puttanata di goran bregovic, accendi il pc, metti Pierluigi da Palestrina, fottuto di spavento: tocchi i baffi, ti spogli, ti addormenti.

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