giovedì 11 agosto 2011

Hypno

Quando la pipa brucia e ti senti un manico di scopa lanciato appresso a un gatto, senti di essere veramente inafferabile quando l’orologio segna le 02.48 e cambi tabacco senza accorgerti. Quella notte scappai dalla recinzione alta, c’era un viale di querce e platani, lo feci d’un fiato. Poi un patio con una fontana di cemento al centro e ippocastani scurissimi a far cerchio. La lingua fuori fino all’inferriata di un cancello altissimo, lo presi di lato montando sul muro non so come e poi appeso alla piccola cengia rovesciato con i segni della calcina sulla faccia e le ginocchia sbucciate. All’inizio non fui inseguito poi vennero stronzi preceduti dall’uggiolare dei mastini. Torce, divise militari, segni di pneumatici sul vialetto, concitazione, paura. Stavo andando più veloce di loro, me lo confidò frank la volpe: “vai via così che li semini quel branco di bastardi". Dove la notte lascia il posto ai delusi sentivo gli ululoni e non sapevo fossero lì così a me vicini in quel fiotto leggero della risorgiva. Fuggi veloce ripetevo il mantra ora che gli assassini hanno sbagliato al trivio e hanno preso la via per poker d’assi. Narcisi e myosotis e anche io avevo orecchie di topo e vibrisse di gatto. Si erano avvicinati, cazzo c’era il sentiero del tris di re che tagliava scorciatoie e lo avevano imbroccata i cani e gli stronzi dietro. Provai la strada più ragionevole, accucciarmi dentro la rovere degli gnomi e aspettare il sorpasso per poi tornare da via della doppia coppia al jack e prendere  per strada chip e fotterli. In quei momenti serri i pugni e ti fai piccolo e tutto il mondo intorno è una spugna marina. Così passarono senza vedermi, languide lucciole luminescenti a far cerchio. 

L’orologio segna le 02.49 mi accarezzo le cosce e i pensieri riposti di nuovo in un astuccio rigido e insonne.

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