Non mangio più, non bevo più non deglutisco. Intorno una brezza spenta,
rottami e un centro sociale lasciato a bruciacchiare stoppie, ruggine, lattine
di vomito e come sono finiti qui giocattoli di plastica e ferro lo chiedi a
dio. Sarebbe questa la consueta passeggiata che si concede Carlo B,
nell’intonazione delle rane. Ci sono cani di proprietà e cani bastardi, cani
dal muso lungo e raggomitolati al tempo, ci sono cani in catena e cani da
bastone, facce da juke box e latrati di richiesta, la birra scende scola il
fosso e risale nell’appendice estrema dell’irrequietezza. Carlo B ha poca
pretesa, ha un coltello, una giornata a disposizione, ha una chitarra senza il
LA e la voglia di ingoiare una penna.
E dalla parte opposta passò un cavallo e una mucca, vortice di cinghie e
sferragliare di orecchini, chiedilo al tempo, chiedilo alla fine, chiedilo alla
madonna pellegrina e il sapore della
pelle di lei traversò le ginestre scalpitando come il respiro dopo la corsa.
Fustagno sulle cosce, cuoio e una camicetta bianca immacolata, dove la liturgia
del luogo è la sabbia e ali colorate, dove un serpente dissolve al sole
l’ultima parte dei suoi nervi, rimarginandosi. Il suo cesto nero di capelli e
la notte furono il suo letto, Carlo B ripensò un momento al trottare di quei
seni, solo un attimo come per
dovuta formalità. Il suo letto fu la
notte e il frusciare del barbagianni.
Recitò la preghierina “fanculo agli uomini, fanculo alle mogli, alle
amanti e alle piedonne, fanculo alla gabbia in cui mi porti, fanculo agli
impiegati e alle supplenti, alle croci di guerra ed agli altari. Amen”.
Carlo B rannicchiato in un giaciglio di niente, passò un topo e gli fece paura, schiarì
appena, passò un vecchio con la bicicletta
e ad ogni colpo di pedale provò qualcosa che non seppe definire. Teneva
stretta nella sinistra la sua bic senza inchiostro. Forse era la pietà della condizione, se lo chiese, era
caldo e tolse le scarpe, una piuma di piccione fece centro sui capelli. I pensieri
sono arcipelaghi e le voglie sono la bandierina geografica al centro della
barriera dei coralli, il colore è una illusione momentanea, una percezione
soggettiva dipendente dagli strumenti e dal riflesso e il dolore è una cassa
armonica dove dipingere un cuore e le iniziali. Il cielo sorgeva sul mare
piatto come una strada, Carlo B terminava la sua pentecoste preparando la
colazione. Passarono due atletici e i gabbiani, passarono le rondini, passarono
due donne di malaffare. Si sentiva un friggere secco di plastica, la luce era
accesa, il termine scaduto. Crocc cricc dalla parte del cappuccio o del rostro
come un trireme fenicia inabissata nell’esofago, una bic sottile senza
inchiostro.
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